domenica 27 gennaio 2013

CRONACA - Giornata della Memoria:per non dimenticare




(Gli alleati scoprono l'Orrore)


Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche irruppero ad Auschwitz, mettendo fine a uno dei più grandi torti che l’umanità abbia perpetuato contro se stessa.
Alla vigilia della Giornata della Memoria Angela Merkel, cancelliere tedesco, ha affermato Abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, anzitutto, anche per l'Olocausto", ma quello che accadde in quegli anni non è una responsabilità tutta tedesca, sarebbe semplicistico mantenere vivo il luogo comune “tedesco uguale nazista” perché prima di essere tedeschi, essi erano uomini. Ed è questo che non dovrebbe essere dimenticato, non bisognerebbe dimenticare la crudeltà e il dolore che gli uomini sono in grado di commettere contro se stessi,contro i propri fratelli. Non bisognerebbe dimenticare la facilità con la quale un popolo bisognoso di rivalsa è stato convinto che fosse giusto sostenere un regime di odio e violenza e di come tale regime si sia propagato come un cancro in tutta Europa.
Il fatto che ancora oggi ci siano persone, giovani, che imbrattano i muri con svastiche e messaggi nazisti dovrebbe farci riflettere.
 “Homo homini lupus” (l’uomo è un lupo per gli altri uomini) quest’aforisma latino riassume in poche parole la storia della nostra civiltà, se civiltà si può chiamare quella di un’umanità che da sempre si è macchiata del sangue dei propri simili. La Giornata della memoria dovrebbe servire a ricordare tramite l’orrore dell’Olocausto, tutti gli orrori e i genocidi di cui l’uomo e i suoi interessi politico-economici sono stati e sono responsabili.
Solo tramite il ricordo e il corretto insegnamento della storia si potrà evitare che tali aberrazioni vadano dimenticate, così che possano servire da monito per le generazioni future.
Numerose sono le iniziative commemorative che avranno luogo, oggi, in tutta Italia: a Firenze cinquecento studenti intraprenderanno il “viaggio della memoria” verso Auschwitz, a Milano sarà inaugurato il “Memoriale dalla Shoa” al binario 21 della Stazione Centrale da dove partivano i treni dei deportati, a Trieste cerimonia nel monumento della Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio in territorio italiano. 

mercoledì 18 aprile 2012

POLITICA - Viziati

Non siam mica qua a farci soffiare il riso, direbbe Bersani. A completare il coro dei contrari all'interruzione dei sovvenzionamenti statali ai partiti si aggiungono anche altri politici. Soldi dei contribuenti ai partiti. Ma di che stiamo parlando? Ma non c'è già stato un referendum su quest'argomento? Ma come mai gli italiani, specialmente i politici, sono così ridondanti e logorroici? Parliamo di partiti o di aziende? Vorrei partire da molto lontano, un flash veloce quanto calzante. Sapete cos'è la mistoforia? Nell'antica Grecia, nell'Atene di Pericle, la mistoforia era quel contributo che lo Stato "offriva" ai lavoratori, badate bene, che decidevano di perdere un giorno delle loro attività per occuparsi delle attività di amministrazione dello Stato. Nel momento in cui lo Stato elargiva questa sorta di paga sostitutiva, una specie di cassa integrazione di oggi, per capirci, il cittadino, nella maggior parte dei casi, la rifiutava. Uscendo dal palazzo dello Stato nel quale aveva appurato il funzionamento della Democrazia e respirato il dolce profumo della libertà e della partecipazione, lasciava il compenso che non poteva rappresentare il suo servizio per la patria. Partecipare alle attività di governo, infatti, era un così grande orgoglio che veniva considerato assurdo il fatto di essere retribuiti. Bastava l'onore, la possibilità di dire: "Io sono Ateniese". Oggi mi rendo conto che tutto ciò risulta improponibile. I nostri politici hanno perso quasi completamente ogni valore, ogni capacità di restare al di fuori di quella macchina del fango e della polvere che finché non diventi scomodo ti protegge, poi ti fa sprofondare. Siamo tutti succubi, tutti "pecorelle". Ogni giorno inneggiamo alla rivoluzione e il passo più grande che riusciamo a compiere ci porta al divano. I partiti sono diventati associazioni a delinquere, vedi il recente caso della Lega Nord. Si sfruttano le cariche politiche, se prima ci si facevano le leggi ad personam adesso addirittura ci si appropria dei fondi di una collettività per scopi personali, nel maggiore dei casi per pagarsi viaggi, abitazioni e beni di svariato genere. Chi custodirà i custodi? Bella domanda. Com'è possibile fidarsi di queste persone? Voi dareste i vostri soldi ad una persona con il vizio del gioco, con il vizio del bere o, addirittura, con problemi di droga? Anche i politici ormai hanno il "vizio", di genere diverso, ma come per i lupi è davvero difficile che lo perdano. 

sabato 14 aprile 2012

CRONACA - Così il sogno di un’epoca s’infranse negli abissi




Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il Titanic sprofondava negli abissi dell’oceano Atlantico portando con sé 1523 anime. I passeggeri erano 2223, compresi gli 800 uomini dell’equipaggio. Com’è tristemente noto le scialuppe bastavano solo per la metà di loro, in quanto si era preferito favorire l’eleganza della nave a discapito della sicurezza.
 Il Titanic, la nave dei sogni, salpò da Southampton (Inghilterra) l’11 Aprile, senza aver quasi mai fatto prove di navigazione e dopo soli pochi giorni il sogno s’inabissò nelle profondità oceaniche a causa della collisione con un iceberg.
Le leggende e i miti relativi al Titanic sono innumerevoli ed è quasi impossibile distinguerli da quella che è la realtà. L’orchestra che suonò fino alla fine, il capitano John Smith che decise di affondare con la sua nave e persino la storia d’amore tra il povero disegnatore Jack Dawson e la ricca Rose Dewitt Bukater messa in scena nel colossal di James Cameron (in questi giorni rilanciato in 3D) è ormai considerata al pari delle altre notizie relative a ciò che accadde a bordo in quei 4 giorni di navigazione.
Pensare alla tragedia del Titanic dovuta a vanità, voglia di stupire il mondo navigando a una velocità tale che non permise alla nave di virare in tempo per evitare la collisione quella notte in cui il capitano aveva tra le mani un allarme iceberg da ben due giorni, inevitabilmente ci porterebbe a paragonarla al disastro della Costa Concordia. Il capitano Schettino, troppo preso da banchetti e dolci compagnie, che abbandona la sua nave nel bel mezzo del disastro mal gestito per mancanza di organizzazione e quant’altro. Si è già ampiamente dibattuto su tali tematiche. Allontaniamoci, quindi, dal 2012 e torniamo indietro di 100 anni.
Il Titanic era la piena realizzazione dell’ottimismo ottocentesco. L’uomo aveva costruito una nave inaffondabile, simbolo di potere per la nobiltà e di speranza di un futuro migliore per i poveri. La nave dei sogni era l’emblema della Belle époque, espressione degli ideali positivistici basati sulla piena fiducia nella scienza e nella tecnologia considerarti in grado di risolvere qualsiasi problema e di fornire all’umanità un mondo migliore. Il naufragio del transatlantico segnò, così, la fine di un’epoca, l’infrangersi di tutti quegli ideali positivistici e di quell’ottimismo che di lì a poco sarebbero stati spazzati del tutto via dallo scoppio della Grande Guerra.
Oggi il relitto del Titanic giace a quattromila metri di profondità a largo del Canada e sarà presto tutelato dall’Unesco in base alla Convenzione del 2001 per la protezione del patrimonio culturale sottomarino.
La nave, carica dei sogni e delle speranze dei suoi passeggeri e di quanti credettero in quel sogno d’invincibilità, forse troppo grande, resterà per sempre custode dei segreti e delle storie mai raccontate di quelle anime che portò con sé nei gelidi abissi di quello stesso oceano che aveva solcato tronfia e maestosa come simbolo di un’era destinata a naufragare. 

SOCIETA' - It's time to wake up!


Il 15 luglio 1838 presso la facoltà di Teologia di Harvard, Ralph Waldo Emerson pronunciò il discorso “Divinity School Address” per l’inaugurazione dell’anno accademico. In seguito a tale orazione fu interdetto dall’università per trent’anni.
“Fate uscire la cultura dalle biblioteche, cercate Dio nella natura e in voi stessi” furono queste le parole che tanto sdegnarono gli studenti e il rettorato della prima università degli Stati Uniti. Parole che oggi, come allora, dovrebbero svegliarci dal sonno delle coscienze in cui siamo caduti e nel quale è troppo comodo restare.
“Noi non facciamo altro che prepararci a vivere, ma non viviamo mai”.
In “The American Scholar” Emerson ha teorizzano una nuova figura d’intellettuale completamente diverso dagli stereotipi: attivo, forte, capace di mettere in pratica i suoi studi nella vita reale, fuori dall’ambiente accademico. Pensandoci è inevitabile renderci conto di quanto siamo lontani da quel modello. L’università non ci rende capaci di far qualcosa di concreto al di là dello studio, degli esami, dei test, ci fornisce pura conoscenza teorica. Lamentarsi per l’offerta formativa spesso scadente e di quanto sia difficile, se non impossibile, trovare lavoro dopo la laurea sono diventati monotoni cliché, scuse e giustificazioni per la propria inerzia e apatia.
“L’intelletto annulla il fato. Finché un uomo pensa, egli è libero”.
Lo Stato italiano tende a non puntare sui giovani: sono minime le agevolazioni e le opportunità che ci vengono concesse, mentre le difficoltà e gli ostacoli che ci ritroviamo davanti giorno per giorno sono sempre di più e sembra inevitabile scoraggiarsi.
 Il senso di panico che ti assale pensando “cosa farò dopo la laurea?” ti fa quasi venir voglia di restare per sempre tra le accoglienti mura della città universitaria, come un Peter Pan che non vuole crescere per paura di quell’abisso di incertezze che gli si prospetta davanti.
“Senza entusiasmo non si è mai compiuto niente di grande”.
Lasciare che la paura ci freni equivale a dichiararsi morti dentro. Noi siamo il futuro. Solo dando valore a ogni singolo giorno e costruendo da soli la nostra strada sulle orme dei grandi del passato potremmo dire di aver vissuto, di non essere stati passivi spettatori del mondo, ma di aver fatto la storia.